Lo Street Food di Palermo
cosa mangerete durante il tour
"La Sicilia è la più bella regione d'Italia: un'orgia inaudita di colori, di profumi, di luci. Una grande goduria!"
Sigmund Freud
Panelle
Le panelle sono una frittella di farina di ceci che vengono servite soprattutto in mezzo al pane insieme alle "crocchè" e condite a piacere con sale, pepe e limone. Le panelle rappresentano il caratteristico spuntino del palermitano: si possono acquistare in moltissimi luoghi della città, in particolare nelle “friggitorie", anche ambulanti, presenti nelle strade di Palermo.
La storia delle panelle risale alla dominazione araba in Sicilia tra il IX e l'XI secolo quando si cominciò a macinare i ceci, a mescolarli con l'acqua per farne un impasto che, tagliato in sottili sfoglie, dopo una breve friggitura, diventava un prodotto dal sapore unico.
Crocchè
Le crocchè palermitane, conosciute anche con il nome di “cazzilli” per la loro forma fallica, non sono altro che golosissime crocchette di patate dalla tipica forma ovale, preparate con l'aggiunta di foglie di menta.
La parola crocchè deriva da francese croquettes; rappresentano un tradizionale street food palermitano prevalentemente venduto nelle friggitorie.
Sfincione
Lo sfincione è la tradizionale focaccia palermitano. Il nome si fa derivare dal latino spongia, ossia "spugna". Si tratta di un'antica ricetta che vede come ingrediente principale il pane pizza (morbido e simile appunto ad una spugna) con sopra una salsa a base di pomodoro, cipolla, e pangrattato.
Lo si trova fin dalle prime ore del mattino, venduto nelle bancarelle dei mercati storici di Palermo o per strada dallo Sficionaro, venditore ambulante che "abbannia" (grida): cavuru è, uora u sfurnavu!!! (per i non palermitani: è caldo e l'ho sfornato ora); è scarsu r’uogghiu e chinu ri pruvulazzu (è condito con poco olio, ma è pieno di polvere); chi ciavuru!! (che odore).
Secondo la tradizione lo sfincione nasce grazie ad alcune suore del monastero di San Vito a Palermo dalla necessità di presentare per le festività un piatto diverso dal solito pane.
Ne esiste anche una variante bianca, tipica della cittadina di Bagheria (PA), e che prende il nome di Sfincione bianco in quanto prevede, in sostituzione della salsa di pomodoro, l’aggiunta di tuma (o ricotta fresca) e di mollica.
Arancina
Si tratta di una palla di riso impanato e fritto farcito generalmente con ragù, piselli oppure con dadini di prosciutto cotto e mozzarella.
Il nome deriva dalla forma originale e dal colore dorato tipico, che ricordano un'arancia.
Per via della presenza costante dello zafferano, se ne è supposta una origine legato al periodo della dominazione araba tra il IX e l'XI secolo, epoca in cui sarebbe stata introdotta nell'isola l'usanza di consumare riso e zafferano condito con erbe e carne
Arancina o Arancino
Secondo i palermitani il nome corretto è arancina, in quanto deriverebbe dal frutto dell'arancio, l'arancia appunto, che in lingua italiana è declinato al femminile. Tuttavia in siciliano la declinazione al femminile dei frutti non è frequente e nel caso specifico l'arancia viene detta arànciu; pertanto, soprattutto nella Sicilia orientale e a Catania in particolare, il nome di questa pietanza risulta originariamente al maschile (arancinu), come testimoniato anche dal Dizionario siciliano-italiano del palermitano Giuseppe Biundi.
.... ed inoltre, i più coraggiosi potranno assaggiare
Pane con la milza
Questa pietanza consiste in un panino morbido (la vastedda o la mafaldina, sempre con sesamo) imbottito con pezzetti di milza, polmone e, qualche volta, trachea di vitello.
Tutte le parti sono precedentemente bolliti o cotti al vapore, poi vengono poi tagliati a fettine sottili e soffritti nella sugna (lo strutto).
Il panino con la milza si mangia "schiettu" o "maritatu" (ossia sposato, accompagnato da qualcos'altro). Nel primo caso alla milza si aggiunge solo sale o pepe e limone; è maritato quando si aggiunge caciocavallo grattugiato o ricotta.
Il "meusaru" usa un'attrezzatura tipica: una pentola inclinata, con lo strutto nella parte bassa e le strisce di milza e i pezzetti di polmone nella parte alta. Un forchettone con due denti servirà infine per mescolare e preparare il succulento panino.
A Palermo, la maggior parte dei meusari sono ambulanti e si trovano soprattutto nei tre mercati storici, Capo, Vucciria e Ballarò.
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L'origine di questo cibo da strada si fa risalire alla presenza degli ebrei a Palermo. Nel medioevo erano impegnati nella macellazione della carne e trattenevano come ricompensa le interiora non potendo essere pagati perché la loro religione lo vietava. Poi le rivendevano con pane e formaggio. Cacciati da Ferdinando II d'Aragona detto il Cattolico, questa attività venne continuata dai caciottari palermitani.
Stigghiola
La stigghiola è un tipico piatto della cucina palermitana, che ha come ingrediente base le budella.
Viene generalmente preparato e servito per strada, in particolare nei mercati storici di Palermo, dal cosiddetto "u stigghiularu".
Consiste di budella di agnello (ma anche capretto o vitello), lavate in acqua e sale, condite con prezzemolo, infilzate in uno spiedino, o arrotolate attorno a un cipollotto, e cucinate direttamente sulla brace. Si mangiano calde, condite con sale e limone.